NON NECESSARIAMENTE

sabato 30 giugno 2007

MANIFESTO FUCSIA

Ogni atto è l’uccisione di un compromesso: isolandone un estremità la rende nitida.

Perorando la quotidiana e gratuita guerra all’usuale abbiamo più volte lasciato la verità e la trasparenza agonizzanti sul campo di battaglia. Credo sia una questione di priorità, ancor più che una presa di posizione di fondo: i principi non sono tali in quanto detti o volutamente rispettati ma sono sorti accidentalmente dal sommarsi delle ripetute scelte contingenti. Con uno sguardo retrospettivo, che ora diviene manifesto momentaneo, posso però affermare con momentanea veemenza che essere (decenti, artisticamente rispettosi, copyright, politicamente corretti, sfruttatori, sfruttati, pagatori di IVA, moderati, ossessivamente costruttivi, socialmente utili nell’immediato, educativi, solidali, tg5, a favore dell’establishment, contro l’establishment, ottimisti, Bruno Vespa, cronaca, utopisti, bandiere della pace, verosimili, metafisici, calciofili, populisti, totalmente comprensibili, treccani, onesti) non faceva e non fa parte del nostro progetto.
Il quale vuole invece spingere ogni idea alle più estreme conseguenze per infilzare la nebbia di credenze con un aculeo di stupore. Questo meravigliarsi, generando nuovi stimoli, arreca piacere sotto forma di lacrime odio o risate.
Perciò ci prendiamo i meriti e le colpe di dire cose belle e sbagliate.

Questa attività di estremizzazione, questo essere contro per partito preso e avere principi volutamente incondivisibili, oltre ad un simpatico solipsismo fucsia, è frantumi di specchio di una contemporaneità fucsia.

Non volendo (e non potendo, causa la di esse sconfitta) assumere nessuna posizione perpetua, tentiamo di sfiorare il nesso vitale che vi è fra loro. Mescendo a nostra pura discrezione il dubbio radicale su ogni fondamento, la verve romantica del lasciarsi trasportare, il sanguinario pulp che ci ha allattato, qualche citazione e un bel po’ di sana autoreferenzialità costituente. Consci di partecipare a un gioco la cui vittoria ci è preclusa per regolamento.

Nonostante tutto NonNecessariamente non è puro edonismo linguistico, NonNecessariamente è creatore di senso quando accosta con fare icastico semantiche inappropriate. NonNecessariamente è cinico e gratuito: insulta o provoca per innescare i dubbi e i conflitti che, deflagrandosi, accrescono conoscenza. NonNecessariamente è riflessivo e lirico, ma di un lirismo un po’ malato, morente come me e voi, sporco come le scorie di una metropoli proto-globale. NonNecessariamente è ripartitore delle spettacolarità che ci circondano da una vita.
NonNecessariamente è bello (come noi).